Mese: Aprile 2015 (Pagina 2 di 3)

Tornare

Oggi è un giorno speciale.

E, nei giorni speciali, capita di sentire la nostalgia delle persone speciali.

Oggi ho voglia di TORNARE e di far TORNARE i miei figli che ne hanno bisogno quanto me.

A loro auguro di avere sempre un luogo in cui TORNARE e di avere, chissà dove, una persona che sia un punto di riferimento, un faro nella nebbia più fitta. Come sei tu per me, ad esempio, Amy.

“Ti ricordi quando abitavamo a Gerenzano?

Io ero quella del piano terra con il cane nero gigante che guardavi dal tuo terrazzo immenso all’ultimo piano.

Tu eri quella schiva che non veniva mai alle riunioni di condominio che a me piacevano tanto perché finivano a pane, salame e fiaschi di vino rosso.

A volte avevo l’impressione che facessi fatica anche a salutare quando ci incontravamo nelle parti comuni, sembravi una snob, per non dire una stronza.

So che pensavi lo stesso di me.

Tante amicizie che ho stretto negli anni sono iniziate con un “Che stronza!”. Ecco tu sei  la mia “Che stronza” preferita.

Poi un giorno il destino ha deciso che i nostri figli sarebbero andati all’asilo insieme, i piccoli nella classe blu e i grandi nella classe arancione, due aule ricavate in un’aula comunale all’interno di una scuola primaria. Non c’era nulla, abbiamo portato tutto: dai mobili alla carta igienica.

E da allora qualcosa è cambiato.

Abbiamo iniziato combattendo l’ansia da doppio inserimento a colpi di cappuccini e brioche in quella favolosa pasticceria con le poltrone di pelle e la barista antipatica. Noi ridevamo come matte fino a farci venire le lacrime agli occhi, lei ci guardava seria e (secondo me) pure un po’ schifata. Ecco, oggi mi manca pure lei, pensa come sono messa.

Ci siamo giocate la reputazione cantando e mimando, con enfasi, cocomeri tondi davanti a bimbi, genitori e maestre. E ti ricordi quella festa di fine anno durante la quale abbiamo cantato insieme ad altre mamme “La pecora nel bosco”? Io facevo la pecora e tu Giuseppe. Tu ti sei presentata alla prima con la minigonna rosa. Giuseppe con la minigonna rosa…solo tu.

L’ascensore? Quanti viaggi ha fatto per noi con dentro un solo assorbente o una confezione di uova. Bastava una telefonata ed ogni problema veniva risolto. Quanto mi manca l’ascensore.

E quando ho trovato i ladri in casa quel maledetto pomeriggio? Te lo ricordi? Come avrei fatto a superare quel trauma senza di te? Per quanto tempo mi hai accompagnata in casa, controllato ogni stanza, guardato sotto i letti? Mesi te lo dico io.

Quando hai deciso di trasferirti a Cislago ti ho seguita. Che sceme. Neanche tanto vicine e senza un tunnel che sostituisse quell’ascensore magico. Qui ce ne è uno, ma non l’ho mai usato.

Almeno i nostri figli hanno continuato ad andare a scuola insieme, a crescere come fratelli, nell’Amore e nel rispetto, ad essere quella presenza  che anche da lontano scalda il cuore e ti fa sentire amato.

Poi il periodo buio, per entrambe. E tutto è cambiato ancora.

Ma oggi ho bisogno di TORNARE  in quella atmosfera.

Far TORNARE i miei figli da quei fratelli in un clima di accettazione assoluta, con i propri limiti e con i propri difetti, e fare il pieno di emozioni da portare al ritorno.

 

Queste foto fanno parte dell’album di famiglia, maneggiare con cura. Ho scritto famiglia, avete letto bene.

 

Be Still. Fermati.

Credo molto nella serendipità, ne ho parlato già altre volte, del fatto di scoprire cose meravigliose e inaspettate quando sei alla ricerca di altre. Cose che molto spesso sono meglio di quelle che stavi cercando in partenza. A volte sembra proprio che siano le cose a trovare noi, a mandarci il  messaggio di cui abbiamo più bisogno in quel momento. 
Qualche giorno fa su Facebook ho letto questo post, il cui titolo in inglese originale è ‘Be Still’. 
(Questa è una mia traduzione abbastanza libera)

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Negli ultimi due anni sono arrivata alla convinzione che la più grande avventura sia quella di ‘essere fermi’. E così ho avuto modo di sperimentare questa teoria in modo diverso ogni giorno. Questa mattina ad esempio sono stata ferma in questo posto vicino al mare per circa venti minuti.
In un primo momento non ho visto niente. Col passare del tempo, ed ero calma e ferma,  un intero mondo ha cominciato ad emergere. Granchi e piccoli pesciolini e una piccola razza…un mondo, vi dico! Avrei perso tutto questo se avessi camminato via dopo un primo e veloce sguardo. 
Questo mi ha fatto pensare alle persone. Ognuno di noi ha interi mondi, bellissimi, complessi, stratificati, che si agitano sotto la nostra superficie e noi riusciamo a dare il nostro amore e la nostra fiducia a coloro che avranno la pazienza e la capacità di ‘fermarsi’ abbastanza per farci lentamente emergere.

Questa la foto che accompagnava il post – Momastery

Il post si trovava sulla pagina FB di Glennon Melton, Momastery (pagina fb e sito). Chi è lei? E’ difficile dare una definizione che sia adatta: è una blogger americana, una donna, una mamma.  Pochi anni fa (circa quattro), in seguito ad un post privato molto personale scritto su Fb in cui parlava della sua lotta quotidiana contro le dipendenze (dal cibo, dall’alcol) di cui aveva sofferto da ragazza, ha cominciato a ricevere tantissimi messaggi sia in bacheca che personali di persone che avevano trovato conforto ed ispirazione nelle sue parole e nella sua storia. 
Ha cominciato così a creare una piccola pagina Fb e nel giro di pochi anni è cresciuta tantissimo ed è diventata una vera e propria comunità di donne che si aiutano, che parlano, che si confrontano. Nel frattempo lei ha scritto un libro, tiene discorsi in giro per tutta l’America ed è riuscita a creare un vero e proprio ‘movimento’ di donne che si sentono simili e unite dalla ‘non-perfezione’ e al tempo stesso dalla meraviglia delle proprie vite. Io la leggo sempre, mi piace molto ciò che scrive (e come lo scrive) e mi trovo spesso a riflettere sui suoi post.
Come questo piccolo post, ad esempio.
E’ capitato in giorno in cui ne avevo davvero bisogno.
Ero come sempre di corsa, presa in mille cose diverse, ansiosa e preoccupata di dimenticarne qualcuna, di farne qualcuna male. Di ‘adempiere’ al mio ruolo di mamma-moglie-donna-impiegata in modo non corretto. E davvero in alcuni di questi momenti non ho tempo per nulla, nemmeno per pensare, presa come sono dalle scadenze e incombenze che devo (mi impongo!) di  rispettare. Perchè voglio comunque riuscire a far tutto, a tenere insieme tutti i pezzi, ad arrivare ad essere all’altezza di questo standard ideale che mi sono fissata da sola. Solo che per farlo divento quasi pazza. 
Sono nervosa, agitata. Pur di far tutto e di cercare di farlo bene alla fine faccio poco e male. 
E l’altro giorno, in una giornata di queste un po’ storte così, ho letto velocemente queste parole e ho pensato che fossero state scritte per me, perchè le leggessi proprio in quel particolare momento.
E allora mi sono fermata un attimo, ho fatto un lungo respiro e sono ‘stata ferma’.
L’espressione ‘Be still’ è un po’ difficile da tradurre bene in italiano. Come sempre la lingua inglese è più semplice e diretta e con solo due parole riesce a rendere davvero un mondo di intenzioni e di significati. La lingua italiana, con la sua ricchezza e bellezza, a volte riesce a farlo a fatica.
‘Be still’ letteralmente significa ‘stare fermi’, anzi qui viene usata all’imperativo: ‘Stai fermo’.
E’ un monito, una cosa di cui ogni tanto abbiamo davvero bisogno di ricordarci: fermarci per non perdere troppe cose lungo la strada. 
Fermarci per avere il tempo di capire davvero ciò che sta succedendo.
Fermarci anche solo a guardare la bellezza di un tramonto, i nostri figli che dormono, la bellezza di un fiore.
Fermarci nel momento presente e viverlo.
Non essere solo e sempre proiettati a far cose che rendano migliore un nostro ‘momento’ futuro, e che ci sembrano così importanti e vitali. 
Fermarci per renderci conto di quante cose a volte ci perdiamo, prese come siamo nelle nostre giornate passate a correre da una parte all’altra, a cercare di far quadrare tutto, a far si che tutto sia come vorremmo che fosse. Dobbiamo davvero imparare a fermarci, a stare tranquille e a guardare con occhi diversi il presente, l’attimo che stiamo vivendo.
Vale per qualsiasi aspetto della nostra vita.
Quante volte abbiamo pensato che quello che stavamo facendo non fosse abbastanza, senza valutare tutta la fatica e l’impegno che ci avevamo comunque messo per arrivare fino a lì?
Vale anche per le persone: quante volte le abbiamo giudicate frettolosamente e senza aver la voglia e il tempo di capire qualcosa in più di loro, della loro vita e delle loro lotte personali? 
Vale anche (e soprattutto!) per noi stesse: quante volte abbiamo ignorato tanti piccoli segnali che il nostro corpo e il nostro cuore ci hanno mandato, quante volte abbiamo sottovalutato ciò che ci rende felici perchè in quel momento avevamo altro che ci sembrava tanto più importante da fare? Per poi magari arrivare a fine giornata avendo sì, eliminato tutte le voci dalla nostra ‘To do list’, ma sentondoci comunque nervose, insoddisfatte e per nulla felici?
Ecco, quello è davvero il momento di fermarsi. 
E’ quello che voglio impegnarmi e ricordarmi di fare ogni giorno di più. E’ quello che vi auguro oggi scrivendo questo mio piccolo post: spero che anche per voi arrivi proprio nel momento in cui ne avete maggiormente bisogno, proprio come è successo a me. 
Proviamoci, tutte insieme.
BE STILL.
 
 
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