Mese: Ottobre 2014 (Pagina 1 di 2)

Perdersi…


In questo periodo mi sento spesso ‘persa’: mi sembra di navigare a vista, senza una direzione e una meta ben precisa. Mi sembra in qualche modo di perdere tempo perchè non sto raggiungendo obiettivi e risultati a cui sento in qualche modo di dover arrivare. Come se dovessi dimostrare qualcosa a me stessa, ma soprattutto agli altri.
E non c’è nulla di più sbagliato per far germogliare quel costante senso di inadeguatezza e di colpa con cui è così difficile e faticoso convivere.
Mi rendo conto che è l’approccio che deve essere diverso, non c’è nulla di male a sentirsi ogni tanto così…persi, disorientati. Perdersi può essere un’esperienza illuminante, dipende tutto da come viene vissuta. C’è chi la prende come una perdita di controllo e come un ostacolo, un punto di arresto, c’è chi invece la vive come un’opportunità, un’occasione per tentare nuove strade, nuovi percorsi. Significa che spesso (sempre?) le cose non vanno esattamente come le avevi pianificate, immaginate o progettate. Significa smettere di preoccuparsi di sapere esattamente come andranno le cose. Significa restare aperti a tutto ciò che potrebbe succedere.

http://onenomadwoman.com/planetd/

Il claim del nostro blog lo dice bene: “per ‘ritrovarsi’ bisogna perdersi”. 
Ed io e Barbara ci siamo perse spesso nella vita, ma proprio questo ci ha dato (e ci sta dando!) la possibilità di crescere, incontrarci e, in qualche modo, ritrovarci.
Quello del ‘perdersi’ con consapevolezza diventa un viaggio di arricchimento e di scoperta.
Dovremmo sempre riuscire a viverla così.
Perdersi è una metafora di quel che spesso succede alle nostre vite quando viviamo momenti particolari e di cambiamento: non possiamo più contare su quello che conosciamo, che ci è famigliare. Siamo costretti a rimetterci in gioco, a trovare nuovi punti di riferimento, a proiettarci inevitabilmente verso il fututo.
E’ il momento di lasciarsi andare, di provare nuove esperienze ed emozioni, di lanciarci in nuove avventure. Per capire che, se anche le cose non sono andate come pianificato, sei comunque riuscito a trovare in te risorse e potenzialità che nemmeno pensavi di avere.
E’ scoprire in te una ricchezza profonda e inaspettata, che ti permette di fare cose incredibili.
E’ ascoltare per una volta quello che il tuo cuore, il tuo istinto ti dice realmente di fare, senza preoccuparti del risultato finale o del giudizio e delle aspettative degli altri. E’ seguire la bussola interna che ci guida sempre nella giusta direzione, se solo sappiamo avere la cura e l’attenzione di seguirla veramente. Ci porta sempre verso il nostro polo di attrazione, verso ciò che realmente siamo e sentiamo di voler essere, anche se a noi sembra di girare a vuoto. 
Magari ci fa compiere dei giri incredibili, ma punta sempre verso noi stessi e ciò che realmente siamo.   

Concediamoci la possibilità di perderci ogni tanto.

In fuga con la Fuga

Mentre corro penso, mentre penso mi guardo dentro, mentre mi guardo dentro conosco un pezzo di me stessa, delle mie emozioni, delle mie paure, dei miei desideri, dei miei bisogni, dei miei pensieri, dei miei progetti. E questo spazio di solitudine e di intimità con me stessa mi aiuta a gestire la mia vita emotiva, a educare i miei moti interiori, a dominare le mie inquietudini e a non farmi inghiottire dal vortice delle emozioni, siano esse positive o negative, gioia o dolore, passione o rabbia, amore o odio (…) La maggior parte di questo libro l’ho scritta correndo. Scrivere è come correre. Correre è come scrivere” (…)
“Poi è arrivata la corsa ad alimentare la psicoterapia autogestita, alla faccia della crisi dei quarant’anni e a chi ha pensato che fosse per tenermi in forma o una moda del momento, in realtà ho cominciato a correre per sopravvivere, la rabbia mi stava divorando dentro e attraverso la corsa l’ho domata e ho trovato nuove energie e nuovi punti di vista per affrontare il mio io più remoto. Ho ascoltato me stessa nel corpo, e non solo nel cuore e nella mente, e ho trovato risorse nuove
Queste parole sono scritte da Martina Fuga, per Mondadori, nel libro Lo zaino di Emma nel quale l’autrice racconta, con una lucidità e con una sincerità disarmanti, la sua storia di mamma di una bimba con sindrome di Down, Emma.

 

Ho conosciuto Martina virtualmente in un gruppo per la corsa (#runningformommies) e off line durante una lezione di yoga al Mammacheblog 2014 e, istintivamente, mi è piaciuta subito: bella, sorridente e determinata.
Appena ho saputo che aveva pubblicato un libro ho deciso, insieme a Roberta, di andare alla presentazione tenutasi a Monza nel corso della giornata nazionale delle persone con sindrome di Down, solo per stringerle la mano e farle sapere quanto è brava.

 

 

A Monza c’era anche Emma: bella, sorridente e determinata come la mamma. Guardandole insieme si percepisce l’immenso lavoro che Martina fa su se stessa e con sua figlia.
Vi consiglio di leggere Lo zaino di Emma perché le sue parole sono rivolte a tutti, anche a chi non interessa approfondire le conoscenze sulla sindrome in oggetto,  e sono un manifesto per una cultura della diversità. ” La diversità tutta. Perché non ci sono solo le persone con la sindrome di Down, o solo i disabili, o le persone con la pelle di un colore differente dal nostro o che fanno scelte di vita diverse, scelte d’amore diverse.”
Parole che fanno riflettere e portano dritte al dolore di chi si deve scontrare ogni giorno con la discriminazione e, passatemela, con l’ignoranza.

 

 

Io mi riconosco molto nelle parole di Martina, nel senso di colpa, nel dolore, seppure per motivi diversi. E mi riconosco totalmente nel suo modo di fare “psicoterapia autogestita” con le fughe fatte correndo e scrivendo.

 

Martina, insomma, è una Mamma in fuga per eccellenza a partire…dal cognome!
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