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Trovarsi rimane una magia, ma non perdersi è la vera favola

Lunedì Roberta si crogiolava nella sua tristezza, con serenità.

Capita, inutile dire di no. Sta capitando anche a me.
Da quando io e la mia famiglia ci siamo trasferiti non ho fatto altro che cercare di ricostruire la nostra vita in un’altra città. All’inizio è anche piacevole, poi diventa faticoso.
Dopo qualche mese di rodaggio le giornate hanno ripreso a scorrere con il giusto ritmo per tutti, tranne che per me. Presa com’ero dal far star bene “gli altri” non ho avuto tempo, o forse energie sufficienti, di preoccuparmi di me stessa.
Improvvisamente avverto il colpo che è arrivato come un pugno dritto nello stomaco.
Ed ecco, da qualche giorno, un prepotente disagio dell’anima.
Ma in mio aiuto è arrivato…un Angelo Custode.
Mi riferisco ad uno dei protagonisti del romanzo che ho appena terminato di leggere, in perfetta sintonia con la filosofia di Mamme in fuga

 

 

“Mi ergerò in tutta la mia autorità angelica per impartirti un imperativo morale: “Scompari nella tua Grotta di Ricarica!” “
Tutti hanno un nascondiglio dove addormentare il proprio ego e mettersi finalmente in ascolto. I grandi saggi spariscono dentro grotte vere per digiunare e meditare. Ma io sono un Custode di poche pretese: mi accontento di una grotta immaginaria”.
Ordina Filèmone, l’Angelo Custode, fra le pagine del libro.
Ed io, come Giò, la protagonista, obbedisco.
Le mie Grotte di Ricarica sono la scrittura, la fotografia e la corsa di cui racconto in Mamme e in Matte (in fuga…ça va sans dire).
Filèmone aggiunge:
“Ma per viaggiare non è indispensabile trasportarsi dall’altra parte del mondo. Si può uscire da se stessi con i suoni di un disco o le parole di un libro. Persino con un paio di scarpe da ginnastica.
Quanto è importante il movimento. Chi resta fermo ad aspettare che la vita gli restituisca ciò che gli ha tolto otterrà soltanto rancori mescolati a rimpianti.
Cosa sarebbe un artista senza le opere? Pura potenzialità. L’Uno da cui tutti proveniamo è quell’artista. Per esprimere i propri talenti ha bisogno di compiere opere. E le sue opere siamo noi. Spiriti rivestiti di materia ed esposti alle intemperie della vita per arrivare alla comprensione di se stessi e ricongiungersi all’Uno in maniera volontaria e consapevole”.
Il segreto è essere in movimento. Fare.
Scrivere, fotografare, correre, uscire, conoscere gente, guardare il mondo con occhi diversi, fare qualcosa pur di non stare fermi.
Quindi per curare il disagio dell’anima bisogna sapersi rifugiare nelle proprie Grotte di Ricarica e saperne uscire e restare in movimento.
Muoversi significa trovarsi e trovarsi rimane una magia. Ma bisogna stare ben attenti a non perdersi, non perdersi è la vera favola.
Parola di Angelo Custode.
Quali sono le Vostre Grotte? Quanto e come vi “muovete”?

 

Rete e solidarietà

Raramente esprimo opinioni troppo personali sui social, preferisco utilizzarli per trascorrere del tempo In compagnia di persone a me affini, in serenità e in allegria.
Probabilmente avrò appiccicata addosso l’etichetta di persona ignorante.
Non ignoro (tantissime cose sì, eh), ma proprio perché le mie idee hanno radici solide e nascono da valori e convinzioni radicate non intendo metterle in un post e rimanere seduta e vederle lapidare a colpi di pietre che poi anche a pc spento, lo so, pesano come macigni.
Ogni tanto però mi capita di leggere conversazioni interminabili su temi importanti e di provare una voglia irrefrenabile di scrivere, insieme a quello degli altri, il mio pensiero. “Mi prudono le mani”.
Leggo frasi e parole che mi feriscono e penso a chi, magari più debole, possa veder minata la propria autostima.
Si parla di cyber bullismo fra gli adolescenti, ma si dimenticano insospettabili pseudo professionisti che lanciano bombe e nascondono la mano. E nel mondo  reale sorridono e ti danno una pacca sulla spalla.
Essendo “ignorante”, come dicevo, non entro nel merito, ma voglio fare una breve riflessione personale che si aggancia ad un post che ho letto di recente su Leading Myself che ha come oggetto l’intervista a Valeria Fedeli, Vice Presidente del Senato.
Alla fine dell’intervista Valeria Fedeli lancia un augurio allo staff di Leading Myself e alle donne: fate rete e siate solidali.

Questa frase mi gira in testa da qualche giorno.
Ma cosa significa davvero fare rete? Siamo sincere quando stabiliamo delle connessioni e creiamo delle relazioni, se pur virtuali?
Le nostre reti hanno un valore umano o diamo loro vita in previsione di un eventuale ritorno?
E cosa vuol dire veramente essere solidali?

 

La solidarietà si innesca solo quando si pensa di avere in cambio qualcosa?
Cos’é la vera condivisione?
Mettiamo davvero in circolo il meglio di quello che abbiamo e che siamo oppure ci nascondiamo dietro a vecchi o finti contenuti inutili e cedibili?
Siamo davvero liberi di esprimerci come meglio crediamo?
Esprimerci come meglio crediamo vuol dire porsi su un piedistallo e sparare a zero su tutto ciò che ci sembra più in basso di noi?
A parte essere tutti “Charlie per un giorno”… negli altri 364 chi siamo?

 

 

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