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Acqua per Santa Lucia e farina gialla per il suo asinello

Sono giorni intensi questi, nel corso dei quali sto facendo il conto alla rovescia per le vacanze di Natale.  Quest’anno più che mai.
I primi mesi della “nuova vita” sono stati decisamente impegnativi. Abbiamo bisogno di staccare, fermarci a fare un bilancio prima di ripartire.
In questo momento di cambiamenti ho bisogno di ancorarmi a qualcosa per non scivolare via: ed ecco spiegato il forte bisogno di tradizione che sento.
Per caso ne scopro una, per me, nuova: Santa Lucia.
Scopro che nel veronese (ma anche in altre zone d’Italia e all’estero) è una tradizione sentita quanto e forse più del Natale.
Decido di portare i miei figli ad una serata al Castello dell’Incanto organizzata per far conoscere i misteri di questa tradizione, rappresentata da una compagnia teatrale fra le stanze ricche di storia e di magia.
Mi appassiono al racconto e gioisco quando l’Amore fra Desenzia e Ontano, alla fine di tante peripezie, vince sull’egoismo anche grazie alla corona donata alla Principessa proprio da Santa Lucia.
Cammino in fila con perfetti sconosciuti tenendo fra le mani una candela accesa ed esprimo desideri affidandoli ad una Santa appena conosciuta, ma che già trovo simpatica.
Sorrido nel vedere i miei “ragazzi”, in mezzo a bimbi la cui età media è di cinque anni, che stanno al gioco e si fanno nominare assistenti dell’assistente di Santa Lucia, anche loro esprimendo desideri e giocando al teatro con curiosità (eccoli mentre riproducono il rumore del vento).
Questa notte metterò sul balcone acqua per la Santa e farina gialla per l’asinello che l’accompagna (come consigliato da una nuova Amica del luogo).
Lei verrà e troverà ristoro, poi lascerà sul tavolo della cucina un vassoio colmo di dolci e frutta e due piccoli doni per i miei figli.
Loro mi diranno che tanto lo sanno che sono stata io.
Io starò in silenzio facendo finta di non sapere assolutamente nulla.
Ma non si tratta di consumismo.
E non importa se sono grandi e non credono più neanche a Babbo Natale.
Quello che importa davvero è l’atmosfera calda e fantasiosa che si crea in casa, la voglia di stare insieme e di meravigliarci a dispetto dell’età e degli anni che passano, il calore di un abbraccio, a tempo indeterminato, sul divano per una maratona di film indossando pigiami colorati e calzini buffi.
Ciò che importa che loro sappiano è che possiamo ancora dedicare cinque minuti del nostro tempo da adulti a piccole cose, a fantasticare, a sognare, ad apprezzare la magia della vita.
E comunque…io a Babbo Natale ci credo eccome!
E da questa notte crederò anche a Santa Lucia.

Mamma che Mammacheblog!

Il Mammacheblog creativo è un evento che le mamme blogger aspettano con ansia.
Io e Roberta anche.
Primo perché è un’occasione per vederci off line, secondo perché ci ricorda il nostro primo incontro (che romantiche!) e terzo perché è un contenitore variopinto ricco di contenuti, di sorprese e di molte belle persone.
All’alba di sabato 29 Novembre eravamo piene di entusiasmo e di aspettative e non vedevamo l’ora di iniziare la giornata con la colazione insieme a Susanna Tamaro, un momento dedicato alla conversazione sul rapporto tra ragazzi e tecnologia partendo dal suo nuovo libro “Salta, Bart!”.
Tra l’altro il libro merita davvero di essere letto.

Peccato che:

– io abbia avuto un attacco di panico in auto durante il viaggio e questo “imprevisto” mi abbia fatto arrivare in ritardo di più di un’ora;

– Roberta, per colpa mia sia, a sua volta, arrivata in ritardo;

– arrivate alle Fonderie Napoleoniche, bellissima location del Mammacheblog creativo, Susanna Tamaro avesse appena terminato il suo intervento;

– il mio attacco di panico abbia avuto ripercussioni sul mio umore per il resto del tempo, e oltre.

Per fortuna che:

– Susanna Tamaro abbia comunque avuto un minuto per autografare la mia copia del suo libro con dedica ai miei nani;

– abbia avuto un attacco di panico che mi ha fatto fare cose tanto stupide da farci ridere ancora adesso e che potrò raccontare alle cene con gli amici per i prossimi due anni;

– i talk a cui siamo riuscite ad assistere siano stati interessanti e ricchi di contenuti e di spunti;

– sia riuscita a fare una pausa pranzo “in carne ed ossa” con Donne che leggo e stimo virtualmente da tempo;

– la bravissima Zelda was a writer abbia voluto lasciarmi in ricordo un suo personalissimo “Gronchi rosa” che sarà mio segnalibro d’onore a lungo.

Cogliamo l’occasione per ringraziare tutto lo staff di Fattore Mamma per questo evento che regala sempre grande energia e voglia di continuare.
Ecco, magari la prossima volta arrivo con il treno e faccio tanta tanta meditazione.

 

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