Categoria: LIBRI (Pagina 4 di 5)

Trovarsi rimane una magia, ma non perdersi è la vera favola

Lunedì Roberta si crogiolava nella sua tristezza, con serenità.

Capita, inutile dire di no. Sta capitando anche a me.
Da quando io e la mia famiglia ci siamo trasferiti non ho fatto altro che cercare di ricostruire la nostra vita in un’altra città. All’inizio è anche piacevole, poi diventa faticoso.
Dopo qualche mese di rodaggio le giornate hanno ripreso a scorrere con il giusto ritmo per tutti, tranne che per me. Presa com’ero dal far star bene “gli altri” non ho avuto tempo, o forse energie sufficienti, di preoccuparmi di me stessa.
Improvvisamente avverto il colpo che è arrivato come un pugno dritto nello stomaco.
Ed ecco, da qualche giorno, un prepotente disagio dell’anima.
Ma in mio aiuto è arrivato…un Angelo Custode.
Mi riferisco ad uno dei protagonisti del romanzo che ho appena terminato di leggere, in perfetta sintonia con la filosofia di Mamme in fuga

 

 

“Mi ergerò in tutta la mia autorità angelica per impartirti un imperativo morale: “Scompari nella tua Grotta di Ricarica!” “
Tutti hanno un nascondiglio dove addormentare il proprio ego e mettersi finalmente in ascolto. I grandi saggi spariscono dentro grotte vere per digiunare e meditare. Ma io sono un Custode di poche pretese: mi accontento di una grotta immaginaria”.
Ordina Filèmone, l’Angelo Custode, fra le pagine del libro.
Ed io, come Giò, la protagonista, obbedisco.
Le mie Grotte di Ricarica sono la scrittura, la fotografia e la corsa di cui racconto in Mamme e in Matte (in fuga…ça va sans dire).
Filèmone aggiunge:
“Ma per viaggiare non è indispensabile trasportarsi dall’altra parte del mondo. Si può uscire da se stessi con i suoni di un disco o le parole di un libro. Persino con un paio di scarpe da ginnastica.
Quanto è importante il movimento. Chi resta fermo ad aspettare che la vita gli restituisca ciò che gli ha tolto otterrà soltanto rancori mescolati a rimpianti.
Cosa sarebbe un artista senza le opere? Pura potenzialità. L’Uno da cui tutti proveniamo è quell’artista. Per esprimere i propri talenti ha bisogno di compiere opere. E le sue opere siamo noi. Spiriti rivestiti di materia ed esposti alle intemperie della vita per arrivare alla comprensione di se stessi e ricongiungersi all’Uno in maniera volontaria e consapevole”.
Il segreto è essere in movimento. Fare.
Scrivere, fotografare, correre, uscire, conoscere gente, guardare il mondo con occhi diversi, fare qualcosa pur di non stare fermi.
Quindi per curare il disagio dell’anima bisogna sapersi rifugiare nelle proprie Grotte di Ricarica e saperne uscire e restare in movimento.
Muoversi significa trovarsi e trovarsi rimane una magia. Ma bisogna stare ben attenti a non perdersi, non perdersi è la vera favola.
Parola di Angelo Custode.
Quali sono le Vostre Grotte? Quanto e come vi “muovete”?

 

In fuga con la Fuga

Mentre corro penso, mentre penso mi guardo dentro, mentre mi guardo dentro conosco un pezzo di me stessa, delle mie emozioni, delle mie paure, dei miei desideri, dei miei bisogni, dei miei pensieri, dei miei progetti. E questo spazio di solitudine e di intimità con me stessa mi aiuta a gestire la mia vita emotiva, a educare i miei moti interiori, a dominare le mie inquietudini e a non farmi inghiottire dal vortice delle emozioni, siano esse positive o negative, gioia o dolore, passione o rabbia, amore o odio (…) La maggior parte di questo libro l’ho scritta correndo. Scrivere è come correre. Correre è come scrivere” (…)
“Poi è arrivata la corsa ad alimentare la psicoterapia autogestita, alla faccia della crisi dei quarant’anni e a chi ha pensato che fosse per tenermi in forma o una moda del momento, in realtà ho cominciato a correre per sopravvivere, la rabbia mi stava divorando dentro e attraverso la corsa l’ho domata e ho trovato nuove energie e nuovi punti di vista per affrontare il mio io più remoto. Ho ascoltato me stessa nel corpo, e non solo nel cuore e nella mente, e ho trovato risorse nuove
Queste parole sono scritte da Martina Fuga, per Mondadori, nel libro Lo zaino di Emma nel quale l’autrice racconta, con una lucidità e con una sincerità disarmanti, la sua storia di mamma di una bimba con sindrome di Down, Emma.

 

Ho conosciuto Martina virtualmente in un gruppo per la corsa (#runningformommies) e off line durante una lezione di yoga al Mammacheblog 2014 e, istintivamente, mi è piaciuta subito: bella, sorridente e determinata.
Appena ho saputo che aveva pubblicato un libro ho deciso, insieme a Roberta, di andare alla presentazione tenutasi a Monza nel corso della giornata nazionale delle persone con sindrome di Down, solo per stringerle la mano e farle sapere quanto è brava.

 

 

A Monza c’era anche Emma: bella, sorridente e determinata come la mamma. Guardandole insieme si percepisce l’immenso lavoro che Martina fa su se stessa e con sua figlia.
Vi consiglio di leggere Lo zaino di Emma perché le sue parole sono rivolte a tutti, anche a chi non interessa approfondire le conoscenze sulla sindrome in oggetto,  e sono un manifesto per una cultura della diversità. ” La diversità tutta. Perché non ci sono solo le persone con la sindrome di Down, o solo i disabili, o le persone con la pelle di un colore differente dal nostro o che fanno scelte di vita diverse, scelte d’amore diverse.”
Parole che fanno riflettere e portano dritte al dolore di chi si deve scontrare ogni giorno con la discriminazione e, passatemela, con l’ignoranza.

 

 

Io mi riconosco molto nelle parole di Martina, nel senso di colpa, nel dolore, seppure per motivi diversi. E mi riconosco totalmente nel suo modo di fare “psicoterapia autogestita” con le fughe fatte correndo e scrivendo.

 

Martina, insomma, è una Mamma in fuga per eccellenza a partire…dal cognome!
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